Non si impara che quello che ci emoziona: l’insegnamento della geografia

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«E’ un lavoro emotivo, quello di insegnare. Si tratta di avere passione per ciò che si trasmette e di essere convinti della bellezza e dell’importanza di ciò che si vorrebbe i discenti conoscessero. E’ emotivo per chi insegno e lo è per chi apprende. E’ emotivo anche indipendentemente dalla materia, dato che recenti studi hanno dimostrato che si può provare gioia persino per le discipline considerate più difficili, quali la matematica, e che, in questo processo, a fare la differenza è il docente (Frenzel et al., Emotional Transmission in the classroom: exploring the relationship between teacher and student enjoyment, Journal of Educational Psychology, 2009)» Continua a leggere “Non si impara che quello che ci emoziona: l’insegnamento della geografia”

Il nuovo umanesimo. La scuola secondo le Indicazioni Nazionali del Miur del 2012

Riporto integralmente il capitolo Per un nuovo umanesimo contenuto nelle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione (scaricabili qui) pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale nel 2012 e ancora in vigore.

Sembra di sognare. Vi si dice che

  • servono “l’esperimento, la manipolazione, il gioco, la narrazione, le espressioni artistiche e musicali”,
  • che bisogna superare “la frammentazione delle discipline e a integrarle in nuovi quadri d’insieme”,
  • che occorre “diffondere la consapevolezza che i grandi problemi dell’attuale condizione umana”,
  • che “le esperienze personali che i bambini e gli adolescenti hanno degli aspetti a loro prossimi della natura, della cultura, della società e della storia sono una via di accesso importante per la sensibilizzazione ai problemi più generali e per la conoscenza di orizzonti più estesi nello spazio e nel tempo”.
  • che la tradizione culturale dell’Italia “è stata ricorrentemente caratterizzata da momenti di intensa creatività e, più in generale, dall’apporto degli artisti, dei musicisti, degli scienziati, degli esploratori e degli artigiani”.

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Didattica a distanza. Un’occasione per insegnare davvero?

Museo Farfalla
Bambini “vitruviani” in un evento didattico del museo farfalla di Milano

Leggendo le molte testimonianze degli insegnanti sull’esperienza svolta in queste settimane nella didattica a distanza (DaD), un tema centrale si staglia sugli altri: come trovare una linea di condotta equilibrata nella gestione della relazione insegnante-studenti, ossia il punto di equilibrio tra un atteggiamento formale e uno informale.
E proprio della ricerca di questo complesso (e variabile) punto di equilibrio vorremmo ragionare.

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Didattica a distanza. E l’umanità?

Nello stare insieme fisicamente – qualunque ne sia il motivo, una lezione, uno spettacolo, una cerimonia (ricordiamoci che classe e chiesa hanno lo stesso etimo: convocare, radunarsi) – avviene una cosa da nulla: sentire l’umanità.

Nello stare insieme fisicamente – qualunque ne sia il motivo, una lezione, uno spettacolo, una cerimonia (ricordiamoci che classe e chiesa hanno lo stesso etimo: convocare, radunarsi) – avviene una cosa da nulla: sentire l’umanità.

0d04b4_ccb0aa536f384b52bae759aaa5b48552mv2Rileggendo il decalogo di Robert Fulghum – vere e proprie tavole della legge dell’essere umano – provate a immaginare quali di questi “valori” potrebbero essere appresi “a distanza”, attraverso i device.
Sempre ammesso che il compito della scuola sia quello di accompagnare la crescita delle persone…

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Questo (non) è un buon libro sulla matematica

“Questa (non) è matematica” tenta un approccio didattico alla disciplina poco nozionistico e molto operativo, puntando a risultare stimolante e coinvolgente, ma mancando in buona misura il suo obiettivo.

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Nelle pagine/tavole del libro si susseguono molte consegne di lavoro che si rivolgono – per contenuto e forma – a un pubblico “sfocato”: consegne troppo complesse per l’età dei fruitori cui si presume il libro si rivolga, bambini della scuola primaria, e troppo “infantili” per ragazzi più grandi o adulti.

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